La mia compilation (soundtrack)

Si tratta di una compilation molto particolare, la definirei disumana.
In genere con quest’ultima definizione si intende un’accezione negativa per un atto, un proposito, un comportamento, mentre in questo caso io uso la particella dis- come prefisso per indicare una separazione e un’assenza, ovvero come si presenta la natura senza l’uomo.
“Fare di necessità virtù” è un vecchio detto attribuito a San Girolamo, e io, pur non essendo assolutamente un santo, questo ho fatto, approfittando della quarantena per andare a camminare nei paraggi di casa mia e vedere come si presenta la valle senza i primati.
Vi confesso che l’impressione non è stata negativa, niente bimbi schiamazzanti, niente comitive con cani al seguito, nessun idiota che si diverte a lanciare urla per sentire se c’è l’eco, solamente il rumore delle pietre smosse dalle mie pedule, i versi degli uccelli, il gorgogliare del torrente e lo stormire delle fronde scosse dall’onnipresente vento.
500 metri, questo era il raggio d’azione permesso, e anche se, lo confesso, ho sconfinato di qualche metro, ciò che vederete nel breve filmato sottostante è frutto di un paio d’ore di passeggiata nei paraggi della mia abitazione.
Ci sarà qualcuno tra i miei lettori che potrebbe trovare allettante il vivere qui, e definire il posto “idilliaco”. Si rassicurino questi ingenui, qui il sole, quando c’è, dura poco, e quando non c’è fa freddo, e poi il vento, a raffiche, a schiaffoni, da Nord, che ti succhia via il calore da sotto il giaccone, che si porta via la legna dal camino, che ti urla contro e ti sbatte a terra, e chi non c’è abituato esce pazzo.
Però ogni tanto possono capitare giornate del genere, meno burbere del solito, e ti capita di far pace col mondo, sempreché quello si comporti come una fiera già sazia che non ha più fame e vuole solo giocare un po’ con te.

La mia terra non ride,
i denti che vedi son sassi
taglienti come la bora.

Mai si concede al bacio,
dure e sottili le labbra
strette al poco che c’è.

Parole dolci non sa,
troppe volte tradita
per illudere ancora.

Lo sguardo distoglie,
e adombra il dolore
delle oscure ferite.

Melodie non canta,
ma geme nascosta
disarmoniche arie.

Abbraccia se deve,
un insolito gesto
che toglie il respiro.

Non aspettarti calore
diverso da fiamma
dal ceppo che arde.

Gelosa dell’acqua,
la nega ai suoi figli
celandone il corso.

Un vezzo concede,
il piccolo mare
di fratte scogliere.

E quel poco di sale,
oro bianco posato
su pietanze frugali.

Amarla è da pazzi,
un agire da attori
o galanti cretini.

Comprarne l’affetto
vuol gemella durezza,
poco ella ricambia.

La sola speranza
per viverle accanto
sta nella resa totale.

Non attendere niente,
aspettarsi di tutto
come ciechi vedenti.

La mia terra lo sa,
con piccola dote
non si trovano amanti.

La mia terra non fa
sogni o promesse
di tempi migliori.

La mia terra non dà
a pretese e pretesti
risposte coerenti.

La mia terra non va
a chi guarda la forma,
poco vale il suo conio.

Oro spremuto dal verde,
argento cavato dal mare,
neri diamanti da bere.

Babele d’incerti colori
i fiori nati da pietra,
e costumi male assortiti.

Una pace sofferta,
tante vite smarrite
sui battuti sentieri.

Lo specchio mi guarda,
nel volto che vedo
la mia terra conosco.

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2 thoughts on “La mia compilation (soundtrack)

  • un aprile così io credo solo da piccola inconsapevolmente l’ho vissuta ,si andava in giro con i calzini corti segno che la primavera era arrivata , ma ora in questo periodo di sospensione che stiamo vivendo noi “umani” la natura libera di tanta contaminazione è sbocciata in tutta la sua rigogliosa rinascita …durerà non so ,ma almeno un attimo di respiro l’ha avuto pure lei ,la terra libera del nostro veleno ,ora la battaglia è nostra speriamo di vincerla e di ritornare non con lo stesso bagaglio di errori ,ma non sarà così siamo troppo egoisti del nostro avere che la babilonia sarà ancora una volta sovrana .
    Un saluto alla tua terra aspra ma vera .

    • Comunque non ricordo una primavera così assolata (finora). In effetti la diminuzione del traffico e dell’inquinamento sembrano essere le uniche conseguenze positive della diffusione della peste cinese. In ogni caso sono anch’io convinto che, passata la quaresima coronavirus, non faremo tesoro di quest’esperienza. L’essere umano è talmente intelligente che non fa quasi mai gli stessi errori, ne inventa sempre di nuovi e più deleteri.
      Ahoj
      🙂

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