Chi ha visto il film “Mediterraneo” forse si ricorderà di quella questione filosofica circa il caffè greco. Ebbene, anche se qui non siamo in Grecia, da noi, in questo angolino di mondo dove le navi scaricavano tutto il caffè destinato all’impero, questa bevanda rispecchia ancora il modo di prendere la vita, esattamente come si prende un caffè.
Come spesso capita, ci si vede per un caffè, oppure il caffè è un’ottima scusa per un momento di relax, ma giammai qui si beve un caffè.
Calma, non vi sto prendendo in giro, ci sono i caffè, locali adeguatamente dotati di materia prima e di attrezzature all’uopo, come pure nella maggior parte delle abitazioni non manca un vasetto di quella polvere bruna e di un attrezzo per estrarne l’aromatico liquido, dalla semplice moka all’astronave che va a capsule. Però l’intenditore/intenditrice non ordinerà mai un caffè, e anche a casa sua, mentalmente, la parola caffè corrisponderà solamente ai chicchi o alla polvere, non a ciò che avvicinerà al palato.
Allora vi starete chiedendo, qualora provaste una voglia irresistibile di caffé, cosa devo chiedere?
Dipende.
Se vi va un espresso chiedete un nero.
Qualora nero sia troppo “strong” chiedete nero con latte a parte, e dovete precisare se freddo o caldo, sono valide entrambe le opzioni.
Se non aveve gana di versare da voi il latte, chiedete un gocciato, ossia con un’ombra di latte sul fondo della tazzina (prima dell’estrazione del caffè).
Nel verso opposto, ovvero prima il caffè e sopra un’ombra di latte, è definito macchiato.
Se oltre al latte desideraste un velo di morbida schiuma lieve lieve sembra panna sembra neve… lasciamo perdere le canzoni, insomma quello è il capo.
Per tutte queste varianti è prevista la versione B, ossia dal nero in B fino allo scenografico capo in B, che significa “in bicchiere”.
Di quest’ultimo esistono anche gli upgrade, ovvero il capo in B tanta (con doppia schiuma) e il capo in B tanta special (con l’aggiunta di una spolveratina di cacao).
Il capo in B prevede che il “cappello” sia costituito in parti uguali da latte caldo e schiuma di latte, però se non volete rischiare di uscire dal locale con i baffetti o la punta del naso bianchi potete chiedere un CBS (capo in B senza schiuma).
Ci sono poi le versioni “antiche”, come, per esempio, il nero corretto con grappa o con slivoviz. Attenzione, il liquore deve essere servito “a parte”, in primo luogo perché possiate valutarne la quantità e la qualità, e poi perché non deve essere “buttato” nel caffè. Prima si beve il nero, poi si versa il liquore nella tazzina per “lavarla”, e infine si può bere la miscela alcolica che ne consegue.
Badate che non ho descritto tutti modi per ordinare un caffè da noi, diciamo che a questo punto vi sarete almeno fatti un’idea di come non sia una faccenda da sbrigare con una sola parola, sarebbe un po’ come entrare in un’enoteca e chiedere un bicchiere di vino.
Non servirebbe aggiungere che nemmeno io sono insensibile al fascino di un profumato estratto di nera ambrosia, anche se, causa problemi di salute, devo limitarmi, e il momento di prepararlo è uno dei più belli della giornata, tra l’aspettativa, il processo alchemico, la degustazione (che anche lì c’è tutta una tecnica) e l’aroma che continua ad accarezzare il palato per un’ora e passa.
Eccovi un breve filmato con la mia preparazione del capo in B, che ovviamente non sarà l’unica e nemmeno la più fedele alla regola del barista provetto, ma finora rimane, a detta di chi l’ha provato, il migliore del paese (anche meglio del prodotto servito nei locali pubblici).
Leave a Reply