Sindrome di Cassandra-19

È dura venire odiati, ma è ancora più dura venire odiati tre volte.
La prima volta si viene odiati quando capita di preannunciare un evento negativo, in tutte le sue sfumature, dal contrattempo alla catastrofe.
La seconda volta si viene odiati quando quell’evento puntualmente si verifica, come se il semplice fatto di aver nominato il pericolo garantisse anche il potere di dargli un’essenza materiale.
La terza volta si viene odiati quando, in un biasimevole impeto di orgoglio, indegno in quanto mosso da meschino spirito di rivalsa, scappa dalla bocca il futile e caustico “ve l’avevo detto io”.
Ecco, ora potete iniziare a odiarmi, fate pure, ormai c’ho fatto il callo.
Oggi siamo il 2 ottobre 2020, un anno infame, su questo non ci sono dubbi, ma sui cieli di ottobre si stanno addensando delle nubi che portano tempesta.
Udine, Vicenza Brescia, tre città, tre regioni con tre criticità diverse in periodo di pandemia.
Friuli Venezia Giulia, la seconda regione in Italia per numero di anziani, ovvero di persone che con maggior difficoltà sono in grado di reggere l’attacco del Coronavirus.
Veneto, dove i contagi stanno salendo con una progressione preoccupante nonostante le misure di prevenzione messe in campo.
Della Lombardia non servirebbe nemmeno parlarne. La densità abitativa, la quantità di interazioni sociali, e soprattutto la tragica esperienza appena vissuta dovrebbero indurre a una estrema prudenza.
E invece…
In queste tre città si terranno in ottobre delle manifestazioni espositive, in misura maggiore al chiuso, nelle quali convergeranno decine di migliaia di persone. Si tratta di eventi del tipo mostra-mercato che conosco bene in quanto ne sono stato un visitatore in passato, e dalle quali quest’anno mi terrò ben lontano.
Ho avuto modo di leggere sui siti dedicati ampie rassicurazioni sul fatto che saranno prese tutte le misure necessarie a impedire la trasmissione del virus, però mi si consenta di essere scettico, come lo sono per la limitazione della capienza dei mezzi pubblici, autobus sui quali continuano ad accalcarsi i passeggeri, come lo sono per il divieto di assembramento, quando lo stesso comune organizza una manifestazione gastronomica nel centro, una ghiotta occasione per gremire gli angusti spazi tra le bancarelle e gustare qualcosa di sfizioso, ma, ovviamente, senza mascherina.
Così il mio pessimismo esonda e non trova più ostacoli, preconizzando foschi scenari dominati dai nuovi e incontenibili focolai di infezione che simili manifestazioni saranno in grado di partorire.
Vi comprendo se in cuor vostro state maledicendo me e le mie parole circa tale malaugurata eventualità, i profeti di sventura sono persone pazienti, ma sappiate che, qualora mi capitasse di avere ragione, la colpa sarebbe da addossare a chi per vil pecunia ha deciso di rischiare la mia e la vostra pelle (della sua non me ne cale).
Potrebbe bastare? No, non ancora. Nel caso in cui le cose andassero veramente male sorgerebbe la necessità di riproporre misure draconiane da affiancare all’emergenza sanitaria, e così, per non perdere qualche milione di Euro, verrebbero bruciati miliardi di Euro a causa dei costi ospedalieri e del blocco economico derivante da decreti di lockdown più o meno generalizzati.

Il peggio del peggio sarebbe lo smottamento morale del paese, la classica ciliegina su questa torta indigesta, ovvero la possibilità che le persone ignoranti si facciano ancora una volta menare per il naso e che imputino il numero di contagi alla presenza degli immigrati irregolari, con massima soddisfazione del Barbariccia e dei suoi sodali razzisti e parafascisti. Oltre il danno, la beffa.
Che volete che vi dica, auguri a tutti, e mi spiace se vi ho rovinato la giornata. Non ci tenevo, ma, come disse lo scorpione alla rana, è nella mia natura, non ci posso fare nulla.

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