Qualcosa non mi torna in questa storia delle biciclette a pedalata assistita, le bici elettriche o e-bike.
Attenzione, le mie perplessità non riguardano lo scandalo, peraltro prevedibile, del crash di sistema in occasione del fatidico “clic day”. So benissimo che tali iniziative possono funzionare solamente se esistono delle infrastrutture efficienti, delle piattaforme adeguate e del personale preparato ad affrontare i grandi volumi di traffico, tutte condizioni ampiamente disattese, come già sanno tutti coloro che hanno affrontato simili lotterie.
Quel “bonus bici” non mi riguarda, e non perché io non sia interessato all’acquisto di una moderna bicicletta attrezzata di motorino elettrico e batteria (del monopattino non me ne può fregar di meno), bensì perché tale contributo non mi spetterebbe.
La bici ce l’ho già, una mountain bike tradizionale, bella robusta per resistere alle aspre sollecitazioni imposte dai sentieri carsici, però, con l’età che inesorabilmente avanza, mi avrebbe fatto comodo una biciclettina da trekking per scorrazzare su è giù nei dintorni, magari per qualche gita rilassante in compagnia (Coronavirus permettendo), senza il rischio di affaticare un altro motorino, quello che fedelmente mi accompagna da quando sono nato.
Niente da fare, quel bonus non lo posso chiedere perché non vivo in città. Eh già, a quelli che effettivamente avrebbero bisogno di una bicicletta a pedalata assistita, perché il trasporto pubblico fa pena, il contributo viene negato, mentre chi vive in centro può tranquillamente decidere di rischiare la vita girando con l’e-bike in mezzo al traffico cittadino, quel flusso fumigante di latta e plastica contro il quale nessun amministratore osa porre un freno o alzare una diga per renderlo dispendioso e anacronistico.
Sta bene, noi delle cinture poco urbanizzate dobbiamo soffrire, perciò niente bonus (e niente tanti altri servizi).
Però c’è qualcosa che non quadra, e non nel sistema di contributi, bensì nell’oggetto stesso del contributo, ossia la bicicletta a pedalata assistita.
Ho sbirciato (fisicamente e virtualmente) tra i vari modelli di e-bike, e ho potuto notare che di media vanno via per almeno 2000€. Sto parlando di modelli abbastanza standardizzati, non di porcate cinesi che ti si sbriciolano di sotto e nemmeno di prodotti al top della gamma, con freni a disco, un cambio a 9 marce e almeno una cinquantina di chilometri di autonomia.
Ebbene, visti il telaio, le ruote, i freni, il cambio, gli ammortizzatori e gli accessori, sono biciclette standard che non costano più di 800€.
Un motorino elettrico da 250W viene circa 200€, mentre con 450€ vi portate via una batteria da 36V di marca. Attenzione, si tratta di prezzi al pubblico, e state pur tranquilli che alle aziende che installano quei componenti sulla loro bicicletta costano molto, molto meno.
A ogni modo i conti non tornano, perché se sommo il prezzo di una bicicletta standard al gruppo alimentazione e trazione, più i vari componenti elettronici di controllo (apparecchiature assolutamente non trascendentali) arriverò al massimo a 1500€, perciò quel mezzo migliaio di Euro che manca all’appello ha un nome solo: moda.
Bene, ora che il problema è stato posto vediamo di trovare una soluzione.
La prima è ovviamente quella di costruirsi da sé la bici elettrica, però ci vuole del mestiere, oltre ovviamente ad attrezzature che magari non fanno parte della dotazione domestica.
La seconda soluzione, quella di norma da me preferita, è attendere. Funziona sempre.
Il mondo è pieno di persone che spendono e spandono per riuscire a possedere l’oggetto più moderno, la versione più aggiornata, il componente più prestazionale, e poi il tempo passa, arrivano i nuovi modelli, la fascinazione iniziale svanisce, sorgono dubbi sull’effettiva utilità, nascono nuove voglie, e così capita di voler disfarsi di un acquisto sbagliato, di un oggetto da sostituire, di un amore finito, e io son lì che vi aspetto.
Il PC dal quale sto scrivendo era un mostro di potenza solamente quattro anni fa, però il tipo s’era stufato e voleva un modello più performante, e così…
Stesso discorso per la videocamera, le macchine fotografiche e il software che mi servono per realizzare i contenuti multimediali del blog, tutta roba che aveva un paio d’anni di uso saltuario, addirittura con le istruzioni ancora nel cellophane…
Così io aspetto che qualcuno si accorga che gli accumulatori della sua e-bike non si ricaricano più, che magari non frena più tanto bene, e che quel qualcuno non abbia voglia di farla rimettere in sesto, che preferisca una nuova bici fiammante. Io aspetto, riparo e risparmio.
Histria docet.

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5 thoughts on “BC

  • Rispondo tardivamente, ma con una sorpresa dal moto perpetuo, infatti mi sono inciampato su una curiosa ruota alternativa e, che per ora vedo la soluzione più economica per una pedalata assistita a basso impatto ambientale.
    Ecco in breve la storia, la ruota è stata sviluppata da Simon Chan, nato a Hong Kong, e lui dice che è “fondamentalmente… un’idea semplice”. La Super Ruota è in sviluppo dal 2014 e Chan sostiene che utilizza molle e una “tecnologia brevettata di conversione del peso (massa) in energia (WECT)” per alimentare il moto in avanti.
    Chan ritiene che la sua ruota offra “un’assistenza migliorata di oltre il 30%”, ma spera di aumentarla al 50% man mano che il suo design diventa più raffinato.

    Se volete approfondire qui di seguito i link :

    https://patentscope.wipo.int/search/en/detail.jsf?docId=WO2019081664&tab=PCTBIBLIO

    https://www.superwheelsystem.com/

    L’opinione che mi sono fatto e che può andar bene sul piano e falso piano, ma sulle pendenze impegnative la vedo dura avere una velocità sufficiente per beneficiare della spinta. La vedo per un uso urbano o un una gita fuori porta del tipo, andare a Grado.

    L’opinione dei media del settore: “attualmente non sono stati pubblicati dati che dimostrino l’efficacia della sua invenzione e siamo certamente molto scettici sulle sue affermazioni.”

    Cordialmente,
    Tiziano Neppi

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