Racconto
La misura era colma.
Il rapporto parlava chiaro, e quell’ennesimo incidente sarebbe stato l’ultimo, avevano aspettato anche troppo. Giurò a sé stesso che avrebbe risolto quel problema, se necessario anche minacciando di dimettersi.
All’epoca, quando quella grande via di comunicazione venne impostata, già ci fu qualcuno che sollevò delle obiezioni, cioè non vere e proprie obiezioni, la società appaltatrice era troppo potente per sopportare che qualcuno da fuori mettesse in dubbio le sue competenze, diciamo che qualche voce ipotizzò che, forse, sarebbe stata auspicabile una verifica dei peggiori scenari possibili, e tra quelli ecco giusto la brutta faccenda che lui si era trovato a dover gestire.
Come Vicepresidente della Corporazione Trasporti non aveva allora voce in capitolo sugli aspetti tecnici, si limitava a fare bella presenza alle presentazioni istituzionali e a controfirmare i contratti di fornitura. A onor del vero, nemmeno adesso, da Presidente, gli sarebbe stato concesso di ficcare il naso nei tortuosi meccanismi progettuali che avevano determinato quel percorso, però almeno ora disponeva del potere di decidere, per correggere, costi quel che costi, quella svista dettata dalla fretta di calendarizzare un ambizioso cronoprogramma.
Costi quel che costi, appunto, ma nessuno avrebbe pagato, almeno finanziariamente, per raddrizzare quella stortura, condizione inderogabile che tutti i soggetti coinvolti avevano posto prima ancora di iniziare a considerare il problema.
Ci sarebbe stata qualche reprimenda, ciò era inevitabile, e alcune carriere averebbero sofferto di una momentanea interruzione, nulla comunque che non potesse venir sopportato e dimenticato dopo il definitivo perfezionamento del tracciato e il conseguente rientro nella curva dei profitti previsti.
È pur vero che, a lavori ultimati, qualcuno avrebbe protestato, ci sono sempre degli idealisti pronti a denunciare l’immoralità di azioni svolte a scapito di chi, suo malgrado, ha pagato il prezzo del progresso, ma sarà facile tacitarli, e senza nemmeno doverli corrompere, basterà muovere le giuste leve per manovrare l’opinione pubblica.
In fondo erano già andate perse delle vite, inoltre altri veicoli avevano rischiato la catastrofe in quel tratto del viaggio, e, data la natura selvaggia del luogo, era pressoché impossibile recuperare i cadaveri e i rottami. Non che i nativi potessero ricavarne qualcosa in grado rivelarsi una minaccia, era escluso, o almeno non era possibile che quella zona diventasse più pericolosa di così, però il valore di ciò che era andato perduto non era trascurabile, e le assicurazioni non avevano esitato un attimo prima di attivare delle azioni di rivalsa sulla Corporazione.
Certo, la soluzione proposta non era la migliore possibile, perlomeno dal punto di vista etico, ma l’alternativa, ovvero quella di spostare il tracciato, sarebbe stata un bagno di sangue, e se di sangue c’era bisogno era preferibile che fosse quello di altri.
Era bastata solamente una voce, nemmeno pronunciata, soltanto pensata, cioè quella di rivedere quel tratto di percorso, per scatenare il panico e l’indignazione tra le compagnie di trasporto e quelle di viaggio, senza contare le critiche che i politici di turno non perdevano occasione di far piovere sulla testa di quello o quel talaltro dirigente, a beneficio del loro elettorato s’intende, e quest’ultimo si riduceva a essere il loro ottuso megafono su tutti i canali di informazione.
E poi, anche quelle anime belle che avrebbero protestato perché poteva sembrare troppo radicale l’azione che era stata intrapresa, erano i primi a lamentarsi per gli eventuali ritardi, per l’eccessiva durata dei viaggi, per tutte le complicazioni che coincidenze e trasbordi comportavano, e dimenticavano, o preferivano dimenticare, quanto era già successo in passato, dato che il benessere dei più prevale sempre sugli indimostrabili diritti dei pochi.
Chissà, forse avevano ragione, forse si trattava di un intervento brutale, forse lui avrebbe commesso un errore imperdonabile, ma si trattava di rimediare a un altro errore ben più oneroso per la Corporazione. D’altronde si sa che la perfezione non esiste.
Ancora una volta osservò quei diagrammi, anche se ormai li conosceva a memoria, e si ritrovò a maledire quel terzo pianeta col nucleo ferroso, così improbabile ma così vicino allo snodo principale del nuovo tracciato interstellare. Sulle prime non avevano capito, erano andati perduti uno, due, tre veicoli, poi il quarto era fortunosamente riuscito a liberarsi dalla morsa gravitazionale, riportando agli sbigottiti operatori un dettagliato resoconto della loro disavventura.
Esplorazioni successive avevano confermato quanto si temeva, ovvero che quel pianeta era una mina vagante sul percorso standard. Di conseguenza la Corporazione aveva diramato degli avvisi a tutte le compagnie, emesso nuovi parametri da rispettare, ristretto le tolleranze di posizione, vietata la libera circolazione, ma l’evidenza dei fatti stava a dimostrare che non era bastato. Errori di calcolo, anche minimi, accidentali inconvenienti tecnici, oppure semplice avventatezza, comportavano in quella particolare zona conseguenze gravissime, fino alla peggiore di tutte, il disastro.
Quindi, se spostare quel nodo non si poteva a causa di un incremento dei costi che avrebbe sfiorato il cinque per cento, per forza, e con forza, si doveva agire sulla fonte del problema, eliminandola.
Creare una singolarità localizzata era escluso, avrebbe solamente peggiorato le cose poiché sarebbe stata avvertita dagli strumenti di controllo troppo tardi per essere evitata, quindi era necessario fare piazza pulita di tutto il sistema, e magari quel nuovo spazio a disposizione sarebbe tornato buono per allargare il canale di trasporto.
Quindi domani avrebbe annunciato all’assemblea dei soci che erano stati presi contatti con una particolare compagnia specializzata nel trattamento di esplosioni stellari. Per un compenso equo e delle stringenti clausole di riservatezza avrebbero destabilizzato quel particolare astro, quel tanto da indurlo a vaporizzare uno scoglio pericoloso, e anche quelli vicini, che comunque erano ancora più insignificanti. Un lavoretto rapido e pulito gli avevano promesso, e nessuno ne sarebbe rimasto insoddisfatto.
Per un po’ la percorrenza su quella tratta sarebbe stata sospesa per dei lavori in corso, ma forte era la convinzione che un tale sacrificio, così drastico, sarebbe stato poi apprezzato da tutti i viaggiatori a lavori ultimati, s’intende il sacrificio di dover prendere dei percorsi alternativi, non quello dei selvaggi che sul quel pianeta si ingegnavano a sopravvivere, animali che tutti assieme non valevano quanto una sola pagina del bilancio della Corporazione, e non servirebbe nemmeno dirlo qui.
Per un po’ il Presidente se ne restò a gongolarsi nella sua postazione, compiaciuto per la sua sagacia e per il suo equilibrio decisionale, poi aprì una comunicazione con una persona fidata. Voleva essere aggiornato su quelle recenti, quanto improvvise e inspiegabili, fluttuazioni della radiazione interstellare, non sia mai che provochino delle ricadute sui traffici delle compagnie…
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